• Nel corso di un’intervista concessa al giornale CÂNDIDO, in occasione dell’uscita della sua raccolta Fábulas para adulto perder o sono nel 2013, Adriane ci racconta che l’idea per questo libro le è venuta dopo aver scritto numerose poesie tra il 2010 e il 2012.
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• «Ho visto che quelle poesie avevano molte cose in comune, e ho pensato che avrebbero potuto essere raggruppate in un solo libro. Personalmente, mi piacciono parecchio i libri tematici, dove una poesia rafforza l’altra e il tema globale e, dunque, si racconta un’unica storia. Questi raggruppamenti possono essere deludenti, per la possibile ripetitività; oppure risultare apprezzabili, se ci sono elementi di imprevedibilità.»
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• «Le poesie della raccolta dialogano tra loro, nella misura in cui la stessa visione del mondo le pervade. In realtà, è lo stesso io poetico che le suggerisce tutte. La favola, il racconto di fate, la narrativa fantastica, che ritroviamo in letteratura, nel cinema, nel teatro, non fanno che raccontare il mondo. Ricordo qui le parole di Cecília Meireles La vita è possibile solo reinventata.. Fu una somma di elementi che contribuì a dar forma al mio immaginario che derivava dalla letteratura, ma anche dalla tradizione orale, dall’ascolto delle storie della nonna, della mamma, dei maestri; dalla musica e dal cinema. A cinque anni sapevo leggere e scrivere e non mi stancavo mai di leggere i racconti per l’infanzia.»
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• In quella stessa intervista, Adriane ci parla delle sue influenze:
«Da adolescente, leggevo molto sia Carlos Drummond de Andrade, sia Manuel Bandeira. Questi poeti mi facevano palpitare per il loro modo di scrivere. Non era tanto il tema, trattato meravigliosamente, quel che più m’incantava, ma la libertà del poeta che, nel liberarsi da ogni precetto, riusciva a scrivere qualcosa che potevamo definire poesia. Mi riempì di meraviglia la scoperta dell’umorismo nei versi di Mario Quintana. E mi stupivo per l’ampio ventaglio di possibilità: la religiosità e la semplicità del quotidiano di Adélia Prado, lo scherno di Gregório de Matos, il pessimismo di Augusto dos Anjos, la grandiosità dei simbolisti, l’impegno sociale nella bella poesia di Ferreira Gullar e la parola raffinata di João Cabral de Melo Neto. Non leggevo quasi più poesia straniera… finchè scopersi la trascendenza di Walt Whitman e l’ineffabile poesia di Rainer Maria Rilke.»
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Nel 2021, in occasione dell’uscita di Eva-proto-poeta, Adriane ha rilasciato un’intervista al giornale POTIGUAR Notícias – dello Stato del Rio Grande do Norte, in cui ha parlato della condizione della donna:
«Il nostro immaginario è fatto di tutte le storie che abbiamo ereditato dai nostri progenitori. Queste storie, queste mitologie ci sono state tramandate, spesso come delle verità, di generazione in generazione. In pieno XXI secolo, ci sono ancora donne che credono di derivare dalla costola di un uomo, di essere nate per servirlo; che una donna può realizzarsi solo in qualità di madre, che devono sottomettersi alla volontà divina, quando in realtà si tratta di un sistema di potere chiamato patriarcato che approfitta di questo immaginario. Immaginario per immaginario, preferiremmo una dea-madre. Vorremmo una Lilith, vorremmo quelle che sovvertono l'ordine perché l’ordine esistente (patriarcato e capitalismo) si è solo dimostrato dannoso e sta portando alla fine del pianeta con tutto quello che contiene.»
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• E intervistata dalla rivista letteraria VIDA SECRETA - del Rio Grande do Norte, nel 2022, parlando della sua raccolta, Estive no fim do mundo e me lembrei de você, così si esprime sulla morte:
«Sì, scrivendo questo libro, ho anche pensato alla mia morte personale. Perché in realtà quando io penso al pianeta, quando penso all’estinzione delle specie, compresa la nostra, io parlo anche di morte. Ed è ovvio che via via si giunge a pensare anche alla propria morte, perché un giorno o l’altro anch’io mi estinguerò. E c’è stato poi il periodo pandemico che ha fatto sì che il tema della morte sia balzato decisamente in primo piano. Io penso che praticamente tutti quanti abbiano perso almeno un conoscente, un parente, a causa del covid-19, soprattutto a causa della mancanza o dei ritardi nelle vaccinazioni. Perché il governo veramente ha deciso di non vaccinare e di optare per la morte della gente: è stata una scelta, nella misura in cui già erano disponibili le risorse per vaccinare la popolazione. È stato dunque un atto intenzionale e c’è stata una volontà di sterminio. Se si parla di genocidio, non è per usare una metafora, siamo di fronte a un fatto reale: sono stati recensiti 620 000 morti e poi sono sorte tutte quelle polemiche per indurre a non vaccinare i bambini! E al di là della questione della pandemia, certamente, si pensa sempre alla propria morte, ed è ragionevole, perché in fin dei conti è la nostra unica certezza.»
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• E alla domanda, «Molte delle sue poesie richiamano l'attenzione sulle disuguaglianze sociali: ci sono altri poeti contemporanei da cui si sente affiancata? », Adriane risponde:
Penso di sì, ci sono tanti bravi poeti, che lavorano rispettando le esigenze, le strutture e il linguaggio della poesia, ma senza rinunciare ad una critica sociale graffiante e penetrante. Ce n’è molti, potrei citare: Tarso de Melo, Ademir Assunção, Lisa Alves, Nívea Sabino. E anche Ricardo Aleixo. Pedro Bomba, che è un poeta fantastico, fa poesie con queste tematiche, con questa sensibilità. A ben vedere, sono davvero molte e molti ed è bello che sia così.
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