• Nel corso di quegli anni, Inês lavora al CTT (Correios, Telégrafos e Telefones), le Poste Nazionali del Portogallo. Nascono i suoi due figli: Sofia, nel 1966 che diventerà una rinomata pianista, solista e concertante, e Nuno, nel 1967, che sarà architetto da Risco, uno studio di grande fama, ed anche docente d’architettura, a Lisbona. Dopo aver conseguito la laurea, Inês comincerà ad insegnare nelle scuole secondarie.
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• Pur avendo cominciato a scrivere su giornali studenteschi all’età di 18 anni, tuttavia ha pubblicato la sua prima raccolta poetica a 35 anni passati. A proposito dei suoi esordi, la scrittrice racconta di sé al «Correio do Porto»: Giovanissima, ancora alle elementari, scrivevo delle quartine. Non sapevo quali sarebbero state le mie scelte di vita... Ho sempre pensato che i nostri desideri a quell’età non sono determinanti, dal momento che esistono delle circostanze nella vita che ci condizionano. Per esempio, i miei genitori scomparsi troppo presto, non riuscirono a portare a termine niente dei loro progetti. Il mio primo libro, pubblicato nel 1980, raccoglieva poesie rimaste chiuse nel cassetto da almeno 10 anni. Ho sempre avuto la sensazione di essere destinata a scrivere, era una cosa molto intima, perché non sapevo se sarei stata pubblicata, se avrebbero accettato i miei libri, se avrebbero ricevuto delle critiche, ma sapevo di volerlo, come qualcuno che ha fame...
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• A partire dal 1987 e fino al 1999, Inês pubblica e coordina i “Cadernos de Poesia - Hífen”, con 13 numeri editati, per lo più tematici, pubblicazione intergenerazionale, alla quale un gran numero di poeti contemporanei portoghesi, e non, ha participato. Sempre dal «Correio do Porto»: Prima di questi quaderni, avevo curato l’edizione di un’altra pubblicazione di testi femministi, intitolata "Artemisia". Ma questa rivista aveva assunto un carattere troppo polemico che non mi si addiceva. Ho cercato allora di dar vita a qualcosa che mi piacesse, e mi è venuta l’idea dei quaderni. Ma io non facevo parte dell’ambiente letterario di Porto (Majestic, Café Piolho), avevo appena terminato i miei studi di Lettere e scrivevo, nient’altro. E dunque ho spedito a diversi poeti un invito con un testo in cui spiegavo l'idea dei quaderni: e loro mi hanno risposto! È così che ho ricevuto delle lettere (e poesie) di Luís Miguel Nava, di António Ramos Rosa, di Natália Correia...
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• Quando Inês ha consegnato il primo numero di "Hífen" alla libreria Fernando Fernandes, il libraio le ha chiesto: «Ma questi signori si accordano bene gli uni con gli altri?». Al che ella ha risposto: «I testi non sono mai in competizione tra di loro!»
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• Di quell’anno, il 1987, ella ci riferisce che nel mondo letterario: si avvertiva una sorta di iato, un certo esaurimento delle avanguardie. Si stava ancora sotto l’influenza di Fernando Pessoa, alcuni scrivevano nello stile di Fernando Pessoa… In alternativa, la grande galassia denominata Herberto Helder stava emergendo, e gli epigoni di Pessoa sono progressivamente diventati gli epigoni di Herberto Helder: fiumi di parole... Allora non esistevano riviste di questo genere ed è grazie ad Hífen che sono entrata in quell’ambiente, e con un certo successo. Naturalmente, il grande pubblico non se n’è mai reso conto, soltanto i poeti... In effetti, quei quaderni erano indirizzati alla comunità poetica, sia chiaro...
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• Alle domande «Lei ritiene di appartenere a qualche famiglia poetica?», «Lei sente di avere delle affinità elettive con determinati autori?», «Le piacciono gli eroi letterari? », Inês risponde:
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• Le mie affinità elettive, sono abbastanza (come dire?) eterodosse. C’è del buono in ognuno dei diversi modi di fare poesia. Un poeta mistico può fare dell’ottima poesia (io non mi sento credente, sono agnostica - ma non atea... forse ci sarà una bella sorpresa dopo la morte, sono qui in attesa di saperlo), si può essere, dicevo, un buon poeta mistico, o attivista, lirico, o erotico, anche se io non apprezzo molto l'insistenza monotematica... Non ho niente contro questi poeti, parlo solo del risultato della loro produzione. L’erotismo, per esempio, per un ragazzo che sta ancora imparando le parti del corpo, può essere una forma istruttiva di poesia.
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• Ritengo di non far parte di una famiglia poetica. Nutro un’ambizione per la mia poesia: quella di stimolare insieme l’emotività e la riflessione. Il mio sogno è sempre stato quello di armonizzare i due grandi versanti dell’interiorità: l’emotività (perché non c’è arte senza emozione) e, nello stesso tempo, la riflessione. Questi sono i grandi enigmi senza risposta... Questa dovrebbe essere la mia famiglia poetica, d’altronde, non ho particolari sensi d’appartenenza.
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• Quanto agli eroi letterari, un grande scrittore portoghese è senza alcun dubbio Fernando Pessoa, che io amo molto, e penso che meriti veramente un posto tutto suo nella letteratura; ma ammiro anche Camilo Pessanha, Jorge de Sena (un poeta multiforme), Sophia de Mello Breyner Andresen, Luiza Neto Jorge, Fiama Hasse Pais Brandão, Fernando Guimarães, Vasco Graça Moura, Joaquim Manuel Magalhães (ma non quello della sua ultima fase), l’inevitabile Herberto Helder e, ovviamente, il mio caro amico Eugenio de Andrade. E ci sono molti altri poeti che amo... Camões, sempre, Nemésio, Natalia Correia.
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• E per finire, vanno precisati due punti. Inês è nata, ha vissuto e vive tuttora a Porto ma, come s’è già detto, ha viaggiato molto: Al momento ho anche altri progetti personali. Uno di questi concerne un "carnet di viaggio" poetico. Avendo visitato molte località, da Petra (Giordania) a Gerusalemme, da Venezia a San Pietroburgo, ho conservato molte agende con annotazioni, senza farne delle poesie. Ne ho fatta solo una su Berlino, un’altra su un caffè di Parigi, dove Simone de Beauvoir e Sartre s’incontravano (Le Flore o Les Deux Magots). Il resto non è più stato ripreso – e in questo momento, ho cominciato a raccogliere questi miei ricordi di viaggio.
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• Il secondo punto si rivolge a chi, nell’assistere su youtube a video come: Inês Lourenço nel podcast "O poema ensina a cair" (La poesia insegna a cadere) oppure Museu Infinito, si stupisse davanti al suo sguardo sfuggente. Inês ha perso la vista nel 2011. Aveva 69 anni. Tuttavia, dice di essersi adattata molto bene a scrivere senza vedere.
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• Il mio computer ha un’applicazione vocale: mentre scrivo una parola, lui mi ripete tutto quello che ho scritto. Posso anche rispondere ai commenti su Facebook e fare varie ricerche su Google. Sono completamente autonoma. Non sono cieca, ho tante immagini nella mia testa. Anche dopo aver perso la vista, Porto non ha perso il suo significato per me. Quando viene a mancare un senso, le sue capacità vengono distribuite fra gli altri, ed ora io “vedo”... con le orecchie, ho un udito molto più fine e attento. Mi piace ascoltare il mare e sentire l’aria marina. Percepire col tatto, le trame tanto diverse.
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