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Mas que sei eu
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Ma io che ne so
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Mas que sei eu das folhas no outono
ao vento vorazmente arremessadas
quando eu passo pelas madrugadas
tal como passaria qualquer dono?
Eu sei que é vão o vento e lento o sono
e acabam coisas mal principiadas
no ínvio precipício das geadas
que pressinto no meu fundo abandono
Nenhum súbito súbdito lamenta
a dor de assim passar que me atormenta
e me ergue no ar como outra folha
qualquer. Mas eu que sei destas manhãs?
As coisas vêm vão e são tão vãs
como este olhar que ignoro que me olha
ao vento vorazmente arremessadas
quando eu passo pelas madrugadas
tal como passaria qualquer dono?
Eu sei que é vão o vento e lento o sono
e acabam coisas mal principiadas
no ínvio precipício das geadas
que pressinto no meu fundo abandono
Nenhum súbito súbdito lamenta
a dor de assim passar que me atormenta
e me ergue no ar como outra folha
qualquer. Mas eu que sei destas manhãs?
As coisas vêm vão e são tão vãs
como este olhar que ignoro que me olha
Ma io che ne so delle foglie d’autunno
portate via dal vento avidamente
mentre passeggio già sul far del giorno
così come farebbe qualsiasi possidente?
Io so che vano è il vento e lento il sonno
e che le cose appena cominciate s’imbattono
nell’inaccessibile baratro delle gelate
che presagisco nel mio profondo abbandono
Nessun che sia ridotto a sudditanza lamenta
il dolore di tal passaggio che mi tormenta
e in aria mi solleva come fossi una foglia
qualunque. Ma io che ne so di queste mattine?
Le cose vanno e vengono e sono tanto vane
quanto quello sguardo che non so che mi sorveglia
portate via dal vento avidamente
mentre passeggio già sul far del giorno
così come farebbe qualsiasi possidente?
Io so che vano è il vento e lento il sonno
e che le cose appena cominciate s’imbattono
nell’inaccessibile baratro delle gelate
che presagisco nel mio profondo abbandono
Nessun che sia ridotto a sudditanza lamenta
il dolore di tal passaggio che mi tormenta
e in aria mi solleva come fossi una foglia
qualunque. Ma io che ne so di queste mattine?
Le cose vanno e vengono e sono tanto vane
quanto quello sguardo che non so che mi sorveglia
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Gustav Klimt Bosco di betulle (1902) |
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