________________
|
Esta noite morrerás...
|
Questa notte morirai...
|
Esta noite morrerás.
Quando a lua vier tocar-me o rosto terás partido do meu leito e aquele que procurar a marca dos teus passos encontra urtigas crescendo por sobre o teu nome. Esta noite morrerás. Quando a lua vier tocar-me o rosto terás partido do meu leito e uma gota de sangue ressequido é a marca dos teus passos. No coração do tempo pulsa um maquinismo ínscio e na casa do tempo a hora é adorno. Quando a lua vier tocar-me o rosto a tua sombra extinta marca o fim de um eclipse horário de uma partida iminente e o tempo apaga a marca dos teus passos sobre o meu nome. Constante. O mar é isso. A lua vir tocar-me o rosto e encontrar urtigas crescendo por sobre o teu nome. O mar é tu morreste. O mar é ser noite e vir a lua tocar-me o rosto quando tu partiste e no meu leito crescem folhas sangue. A febre é uma pira incompreensível como a aparição da lua e a opacidade do mar. No meu leito a lua vai tocar-me o rosto e a tua ausência é um prisma, um girassol em panóplia. Agora a lua chega devagar e o mar é o leito de tu teres partido, uma infrutescência de eu procurar a marca dos teus passos por sobre o meu rosto. A noite é eu procurar a marca dos teus passos. Esta noite a lua terá um halo de concêntricas florações de gotas do teu sangue e a irisada sombra do meu leito é o teu rosto iminente. A lua é uma seta. Tu partiste é o silêncio em forma de lança. Esta noite vou erguer-me do meu leito e quando a lua vier tocar-me o rosto vou uivar como um lobo. Vou clamar pelo teu sangue extinto. Vou desejar a tua carne viva, os teus membros esparsos, a tua língua solta. O teu ventre, lua. Vou gritar e enterrar as unhas nos teus olhos até que o mar se abra e a lua possa vir tocar-me o rosto. Esta noite vou arrancar um cabelo e com a tua ausência faço um pêndulo para interrogar a lua por tu teres partido e a marca dos teus passos ser a razão mágica de a lua poder surgir de noite e urtigas crescerem no meu leito. E se encontrar a marca dos teus passos vou crivar-lhe o coração de alfinetes para que tu partiste seja a razão mágica de tu poderes morrer-te. Quando a lua vier em forma de lança vai trespassar um pássaro para lhe ler nas entranhas a direcção tu partiste e a marca dos teus passos consiste nos olhos abertos de um pássaro esventrado. Ah, mas o luar é uma pluma do meu leito e a lua é o colo de tu morreste para poderes enfim tocar-me o rosto. |
Questa notte morirai.
Quando la luna verrà a sfiorarmi il viso tu sarai uscito dal mio letto e colui che cerca le impronte dei tuoi passi ora trova ortiche che crescono sopra il tuo nome. Questa notte morirai. Quando la luna verrà a sfiorarmi il viso tu sarai uscito dal mio letto e una goccia di sangue rinsecchito è l’orma dei tuoi passi. Nel cuore del tempo pulsa un meccanismo ignorante e nella casa del tempo l’ora è un orpello. Quando la luna viene a sfiorarmi il viso la tua ombra estinta segna la fine di un’eclissi oraria di una partenza imminente e il tempo cancella l’orma dei tuoi passi sopra il mio nome. Costante. Il mare è questo. La luna viene a sfiorarmi il viso e a trovare ortiche che crescono sopra il tuo nome. Il mare è il tuo esser morto. Il mare è l’esser notte e la luna che torna a sfiorarmi il viso quando tu sei uscito e nel mio letto crescono foglie sangue. La febbre è una pira incomprensibile come l’apparizione della luna e l’opacità del mare. Nel mio letto la luna mi sfiorerà il viso e la tua assenza è un prisma, un girasole su di uno scudo. Ora la luna arriva piano e il mare è il letto da cui tu sei uscito, un’infruttescenza del mio cercare l’orma dei tuoi passi sopra il mio viso. La notte è il mio cercare l’orma dei tuoi passi. Questa notte la luna avrà un alone d’infiorescenze concentriche di gocce del tuo sangue e l’iridescente ombra del mio letto è il tuo viso imminente. La luna è una freccia. La tua partenza è il silenzio a forma di lancia. Questa notte mi alzerò dal mio letto e quando la luna verrà a sfiorarmi il viso ululerò come un lupo. Reclamerò il tuo sangue estinto. Agognerò la tua carne viva, le tue membra sparse, la tua lingua sciolta. Il tuo ventre, luna. Griderò e affonderò le unghie nei tuoi occhi finché s’apra il mare e la luna possa venire a sfiorarmi il viso. Questa notte ti strapperò un capello e con la tua assenza farò un pendolino per chiedere alla luna il perché tu sia partito e l’orma dei tuoi passi sia la ragione magica del sorgere della luna di notte e le ortiche crescano nel mio letto. E se troverò l’orma dei tuoi passi le riempirò il cuore di spilli affinché il tuo partire sia la magica ragione perché tu possa morire. Quando la luna verrà in forma di lancia trafiggerà un uccello per leggere nelle sue viscere la meta del tuo partire e l’orma dei tuoi passi consiste negli occhi aperti d’un uccello sventrato. Ah, ma il chiar di luna è la piuma del mio letto e la luna è il grembo del tuo esser morto per potere infine sfiorarmi il viso. |
________________
|
Ana Hatherly Senza titolo (2003) |
Nessun commento:
Posta un commento