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Foi-se a vontade de ir ao Egito
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Passò la voglia di andare in Egitto
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Todos foram unânimes: precisava parar de fumar.
Foi o que fez. Com isso parou também de amar o próximo como a si mesmo e passou a duvidar de que um dia tenha amado a si mesmo. Nunca se viu outra vez com sua mãe e seu pai na fotografia em que parecia amar e ser amado muito antes de haver fumado mas quem sabe pressentisse com a pureza do sorriso o fumante que seria. Em parar de fumar seu cabelo perdeu a graça e suas piadas perderam o brilho. Perdeu amigos sem sentir pena. Perdeu esboços de poemas e o pudor de dizer não. Disse adeus ao prazer físico e místico de olhar as nuvens pela janela do avião como anéis de fumaça. Arruinou-se sobretudo certo dom de estar feliz que não excedia a simplicidade necessária para que o bem gratuito não se quebrasse — mas agora as horas parecem porcelanas raras estilhaçando num daqueles espetáculos em que o mal abarista equilibra pratos no alto de uma vara que ele pousa na ponta do queixo ao som de uma música chim, algo assim. Foi-se a vontade de ir ao Egito. Perdeu o gosto das aves e da companhia dos cães. Mas, sobretudo, passou a sonhar insistentemente com rãs que invadem seus pulmões sua casa. |
Furono tutti unanimi: bisognava smettere di fumare.
Fu ciò che fece. Intanto cessò pure d’amare il suo prossimo come se stesso e giunse a dubitare d’aver mai amato un giorno se stesso. Non tornò più a guardarsi, con sua madre e suo padre, sulla fotografia in cui sembrava amare ed essere amato molto prima d’aver fumato ma chissà che non presentisse, con la purezza del sorriso, il fumatore che sarebbe stato. Smettendo di fumare i suoi capelli persero la verve e le sue battute persero la brillantezza. Perse gli amici senza provare pena. Perse abbozzi di poesie e il pudore di dir di no. Disse addio al piacere fisico e mistico di guardare le nuvole dal finestrino dell’aereo come anelli di fumo. Andò in rovina, soprattutto, un certo dono d’essere felice che non oltrepassava la semplicità necessaria affinché quel bene gratuito non s’infrangesse — ma adesso le ore somigliavano a porcellane rare che andavano in pezzi in uno di quegli spettacoli in cui il giocoliere tiene dei piatti in equilibrio in cima ad un’asta che sta appoggiata sulla punta del mento al suono d’una musica cinese, qualcosa così. Passò la voglia di andare in Egitto. Perse il piacere degli uccelli e della compagnia dei cani. Ma, soprattutto, cominciò a sognare insistentemente rane che invadevano i suoi polmoni e la sua casa. |
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| Carlo Mattioli Ritratto di Guttuso (1970) |

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