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O preto no branco
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Nero su bianco
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De granada deflagrada no meio
de nós, do fosso aberto, da vala intransponível, não nos cabe a culpa, embora a tua mão, armada pelo meu silêncio lhe tenha retirado a espoleta. De um lado o teu dedo indicador, de outro a minha assumida neutralidade. Entre os dois, ocupando o espaço que vai do teu dedo acusador à minha mudez feita de medo e simpatia, tudo quanto não quisemos, nem urdimos, tudo quanto a medonha zombaria de ódios estranhos escreve a sangue e, irredutivelmente, nos separa e distancia. Tudo quanto há-de gravar o meu nome numa das balas da tua cartucheira. Nessa bala hipotética, nessa bala possível que se vier, quando vier (ela há-de vir) melhor dirá o que aqui fica por dizer. |
Per la granata esplosa in mezzo
a noi, per la voragine aperta, per la buca insuperabile, non è nostra la colpa, quantunque la tua mano, armata dal mio silenzio le abbia estratto la spoletta. Da una parte il tuo dito indice, dall’altra la mia dichiarata neutralità. Tra questi due, a occupare lo spazio che va dal tuo dito accusatore alla mia mutezza, misto di timore e d’affetto, c’è tutto ciò che non vogliamo, che non tramiamo, tutto ciò che l’orribile burla di strani odi scrive col sangue e, irremovibilmente, ci divide e allontana. Tutto questo dovrà imprimere il mio nome su una delle pallottole della tua cartucciera. Di questa eventuale palla, di questa probabile palla se arriverà, quando arriverà (di sicuro arriverà) dirà meglio quel che ancora resta qui da dire. |
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Victor Vasarely Ter Ur (1950) |
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