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IV. Discurso do Capibaribe
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IV. Discorso del Capibaribe
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Aquele rio
está na memória como um cão vivo dentro de uma sala. Como um cão vivo dentro de um bolso. Como um cão vivo debaixo dos lençóis, debaixo da camisa, da pele. Um cão, porque vive, é agudo. O que vive não entorpece. O que vive fere. O homem, porque vive, choca com o que vive. Viver é ir entre o que vive. O que vive incomoda de vida o silêncio, o sono, o corpo que sonhou cortar-se roupas de nuvens. O que vive choca, tem dentes, arestas, é espesso. O que vive é espesso como um cão, um homem, como aquele rio. Como todo o real é espesso. Aquele rio é espesso e real. Como uma maçã é espessa. Como um cachorro é mais espesso do que uma maçã. Como é mais espesso o sangue do cachorro do que o próprio cachorro. Como é mais espesso um homem do que o sangue de um cachorro. Como é muito mais espesso o sangue de um homem do que o sonho de um homem. Espesso como uma maçã é espessa. Como uma maçã é muito mais espessa se um homem a come do que se um homem a vê. Como é ainda mais espessa se a fome a come. Como é ainda muito mais espessa se não a pode comer a fome que a vê. Aquele rio é espesso como o real mais espesso. Espesso por sua paisagem espessa, onde a fome estende seus batalhões de secretas e íntimas formigas. E espesso por sua fábula espessa; pelo fluir de suas geleias de terra; ao parir suas ilhas negras de terra. Porque é muito mais espessa a vida que se desdobra em mais vida, como uma fruta é mais espessa que sua flor; como a árvore é mais espessa que sua semente; como a flor é mais espessa que sua árvore, etc. etc. Espesso, porque é mais espessa a vida que se luta cada dia, o dia que se adquire cada dia (como uma ave que vai cada segundo conquistando seu vôo). |
Quel fiume
vive nella memoria come un cane vivo dentro una stanza. Come un cane vivo dentro una tasca. Come un cane vivo sotto le lenzuola, sotto la camicia, sotto la pelle. Un cane, dato che vive, è dinamico. Ciò che vive non intorpidisce. Ciò che vive ferisce. L’uomo, dato che vive, impatta con ciò che vive. Vivere è intromettersi in ciò che vive. Ciò che vive, di una vita, viene a turbare il silenzio, il sonno, il corpo che sognava di cucirsi vestiti di nuvole. Ciò che vive urta, ha denti, lische, è spesso. Ciò che vive è spesso come un cane, un uomo, come quel fiume. Infatti tutta la realtà è spessa. Quel fiume è spesso e reale. Come una mela è spessa. Come un cane è più spesso di una mela. Come è più spesso il sangue del cane del cane stesso. Come è più spesso un uomo che il sangue di un cane. Come è molto più spesso il sangue di un uomo che il sogno di un uomo. È spesso come una mela è spessa. Come una mela è molto più spessa se un uomo la mangia che se un uomo la vede. Come è ancora più spessa se la fame la mangia. Come è ancora molto più spessa se non la può mangiare la fame che la vede. Quel fiume è spesso come la realtà più spessa. È spesso per il suo paesaggio spesso, dove la fame dissemina i suoi battaglioni di segrete e intime formiche. Ed è spesso per la sua favola spessa; per il fluire delle sue gelatine di terra; nel partorire le sue isole nere di terra. Perché è molto più spessa la vita che si riproduce in più vita, come un frutto è più spesso del suo fiore; come l’albero è più spesso della sua semenza; come il fiore è più spesso del suo albero, ecc. ecc. Spesso, perché è più spessa la vita che si combatte ogni giorno, il giorno che si conquista ogni giorno (come un uccello che ogni secondo si conquista il suo volo). |
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Karen Napaljarri Barnes Pappagallo sognante (2018) |
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