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Que seja doce...
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Che sia dolce...
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Então, que seja doce.
Repito todas as manhãs, ao abrir as janelas para deixar entrar o sol ou cinza dos dias, bem assim: que seja doce. Quando há sol, e esse sol bate na minha cara amassada do sono ou da insônia, contemplando as partículas de poeira soltas no ar, feito um pequeno universo, repito sete vezes para dar sorte: que seja doce que seja doce que seja doce e assim por diante. Mas, se alguém me perguntasse o que deverá ser doce, talvez não saiba responder. Tudo é tão vago como se fosse nada. |
E allora, che sia dolce.
Ripeto tutte le mattine, aprendo le finestre per far entrare il sole o il grigio dei giorni, proprio così: che sia dolce. Quando c’è il sole, e questo sole mi batte sulla faccia stropicciata dal sonno o dall’insonnia, mentre rimiro le particelle di polvere sospese in aria, come un piccolo universo, ripeto sette volte per scaramanzia: che sia dolce che sia dolce che sia dolce e così via. Ma si qualcuno mi chiedesse che cosa dovrebbe esser dolce, forse non saprei rispondere. È tutto così vago come se fosse un nulla. |
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Alice Bailly Natura morta al risveglio (1913) |
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