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Morte do leiteiro
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La morte del lattaio
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A Cyro Novais
Há pouco leite no país,
é preciso entregá-lo cedo.
Há muita sede no país,
é preciso entregá-lo cedo.
Há no país uma legenda,
que ladrão se mata com tiro.
Então o moço que é leiteiro
de madrugada com sua lata
sai correndo e distribuindo
leite bom para gente ruim.
Sua lata, suas garrafas
e seus sapatos de borracha
vão dizendo aos homens no sono
que alguém acordou cedinho .
e veio do último subúrbio
trazer o leite mais frio
e mais alvo da melhor vaca
para todos criarem força
na luta brava da cidade.
Na mão a garrafa branca
não tem tempo de dizer
as coisas que lhe atribuo
nem o moço leiteiro ignaro.
morador na rua Namur,
empregado no entreposto,
com 21 anos de idade,
sabe lá o que seja impulso
de humana compreensão.
E já que tem pressa, o corpo
vai deixando à beira das casas
uma apenas mercadoria.
E como a porta dos fundos
também escondesse gente
que aspira ao pouco de leite
disponível em nosso tempo,
avancemos por esse beco,
peguemos o corredor,
depositemos o litro. . .
Sem fazer barulho, é claro.
que barulho nada resolve.
Meu leiteiro tão sutil
de passo maneiro e leve,
antes desliza que marcha.
É certo que algum rumor
sempre se faz: passo errado,
vaso de flor no caminho,
cão latindo por princípio,
ou um gato quizilento.
E há sempre um senhor que acorda,
resmunga e torna a dormir.
Mas este acordou em pânico
(ladrões infestam o bairro),
não quis saber de mais nada ?
O revólver da gaveta
saltou para sua mão.
Ladrão? se pega com tiro.
Os tiros na madrugada
liquidaram meu leiteiro.
Se era noivo, se era virgem,
se era alegre, se era bom,
não sei,
é tarde para saber.
Mas o homem perdeu o sono
de todo, e foge pra rua.
Meu Deus, matei um inocente.
Bala que mata gatuno
também serve pra furtar
a vida de nosso irmão.
Quem quiser que chame médico,
polícia não bota a mão
neste filho de meu pai.
Está salva a propriedade.
A noite geral prossegue,
a manhã custa a chegar,
mas o leiteiro
estatelado, ao relento
perdeu a pressa que tinha.
Da garrafa estilhaçada
no ladrilho já sereno
escorre uma coisa espessa
que é leite, sangue... não sei.
Por entre objetos confusos,
mal redimidos da noite,
duas cores se procuram,
suavemente se tocam,
amorosamente se enlaçam,
formando um terceiro tom
a que chamamos aurora.
Há pouco leite no país,
é preciso entregá-lo cedo.
Há muita sede no país,
é preciso entregá-lo cedo.
Há no país uma legenda,
que ladrão se mata com tiro.
Então o moço que é leiteiro
de madrugada com sua lata
sai correndo e distribuindo
leite bom para gente ruim.
Sua lata, suas garrafas
e seus sapatos de borracha
vão dizendo aos homens no sono
que alguém acordou cedinho .
e veio do último subúrbio
trazer o leite mais frio
e mais alvo da melhor vaca
para todos criarem força
na luta brava da cidade.
Na mão a garrafa branca
não tem tempo de dizer
as coisas que lhe atribuo
nem o moço leiteiro ignaro.
morador na rua Namur,
empregado no entreposto,
com 21 anos de idade,
sabe lá o que seja impulso
de humana compreensão.
E já que tem pressa, o corpo
vai deixando à beira das casas
uma apenas mercadoria.
E como a porta dos fundos
também escondesse gente
que aspira ao pouco de leite
disponível em nosso tempo,
avancemos por esse beco,
peguemos o corredor,
depositemos o litro. . .
Sem fazer barulho, é claro.
que barulho nada resolve.
Meu leiteiro tão sutil
de passo maneiro e leve,
antes desliza que marcha.
É certo que algum rumor
sempre se faz: passo errado,
vaso de flor no caminho,
cão latindo por princípio,
ou um gato quizilento.
E há sempre um senhor que acorda,
resmunga e torna a dormir.
Mas este acordou em pânico
(ladrões infestam o bairro),
não quis saber de mais nada ?
O revólver da gaveta
saltou para sua mão.
Ladrão? se pega com tiro.
Os tiros na madrugada
liquidaram meu leiteiro.
Se era noivo, se era virgem,
se era alegre, se era bom,
não sei,
é tarde para saber.
Mas o homem perdeu o sono
de todo, e foge pra rua.
Meu Deus, matei um inocente.
Bala que mata gatuno
também serve pra furtar
a vida de nosso irmão.
Quem quiser que chame médico,
polícia não bota a mão
neste filho de meu pai.
Está salva a propriedade.
A noite geral prossegue,
a manhã custa a chegar,
mas o leiteiro
estatelado, ao relento
perdeu a pressa que tinha.
Da garrafa estilhaçada
no ladrilho já sereno
escorre uma coisa espessa
que é leite, sangue... não sei.
Por entre objetos confusos,
mal redimidos da noite,
duas cores se procuram,
suavemente se tocam,
amorosamente se enlaçam,
formando um terceiro tom
a que chamamos aurora.
A Cyro Novais
C’è poco latte nel paese,
bisogna consegnarlo presto.
C’è molta sete nel paese,
bisogna consegnarlo presto.
Gira una leggenda nel paese, che
un ladro si uccide con uno sparo.
Dunque il ragazzo che fa il lattaio
esce di corsa all’alba
col suo bidone per distribuire
latte buono a gente cattiva.
Il suo bidone, le sue bottiglie
e le sue scarpe di gomma
vanno dicendo agli uomini dormienti
che qualcuno si è svegliato di buon’ora
ed è venuto dal quartiere più lontano
a portare il latte più fresco
e più bianco della mucca migliore
per fornire forza a tutti
nell’ardua lotta della città.
La bottiglia bianca nella sua mano
non ha tempo di dire
le cose che le attribuisco
né il giovane lattaio ignaro,
residente in Via Namur,
dipendente della centrale,
di anni 21,
sa che cosa mai sia un impulso
di umana comprensione.
E siccome ha fretta, il suo corpo
va lasciando davanti alle case
un po’ della sua mercanzia.
E giacché la porta dei cortili
potrebbe nascondere qualcuno
che aspira a un po’ di quel latte
disponibile in questi tempi,
avanziamo in questo vicolo,
imbocchiamo l’androne,
depositiamo il litro...
Senza far rumore, sia chiaro,
che il rumore non risolve nulla.
Il mio lattaio così discreto
con passo garbato e lieve,
pare che scivoli più che camminare.
Chiaro che qualche rumore
sempre si fa: un passo falso,
un vaso di fiori in mezzo al cammino,
un cane che per principio abbaia,
o un gatto irascibile.
E c’è sempre qualcuno che si desta,
mugugna e torna a dormire.
Ma questo si destò nel panico
(i ladri infestano il quartiere),
e nient’altro volle sapere.
La pistola dal cassetto
gli saltò in mano.
Un ladro? Si prende con uno sparo.
Quei colpi all’alba
liquidarono il mio lattaio.
Se era fidanzato, se era vergine,
se era allegro, se era buono,
non lo so,
è tardi per saperlo.
Ma l’uomo ha perso del tutto
il sonno, e fugge per la via.
Mio Dio, ho ucciso un innocente.
La stessa pallottola che uccide
un furfante serve ora per rubare
la vita del nostro fratello.
Chi vuole chiami un medico,
la polizia non perde tempo
per questo figlio di mio padre.
La proprietà è salva.
La notte comune prosegue,
la mattina tarda ad arrivare,
ma il lattaio
disteso a terra, all’addiaccio,
ha perso la fretta che aveva.
Dalla bottiglia infranta,
sul lastrico già tranquillo
scorre una cosa spessa
che è latte, sangue… non so.
In mezzo a oggetti confusi,
appena sottratti alla notte,
due colori si cercano,
dolcemente si toccano,
amorosamente si fondono,
formando un terzo tono
che noi chiamiamo aurora.
C’è poco latte nel paese,
bisogna consegnarlo presto.
C’è molta sete nel paese,
bisogna consegnarlo presto.
Gira una leggenda nel paese, che
un ladro si uccide con uno sparo.
Dunque il ragazzo che fa il lattaio
esce di corsa all’alba
col suo bidone per distribuire
latte buono a gente cattiva.
Il suo bidone, le sue bottiglie
e le sue scarpe di gomma
vanno dicendo agli uomini dormienti
che qualcuno si è svegliato di buon’ora
ed è venuto dal quartiere più lontano
a portare il latte più fresco
e più bianco della mucca migliore
per fornire forza a tutti
nell’ardua lotta della città.
La bottiglia bianca nella sua mano
non ha tempo di dire
le cose che le attribuisco
né il giovane lattaio ignaro,
residente in Via Namur,
dipendente della centrale,
di anni 21,
sa che cosa mai sia un impulso
di umana comprensione.
E siccome ha fretta, il suo corpo
va lasciando davanti alle case
un po’ della sua mercanzia.
E giacché la porta dei cortili
potrebbe nascondere qualcuno
che aspira a un po’ di quel latte
disponibile in questi tempi,
avanziamo in questo vicolo,
imbocchiamo l’androne,
depositiamo il litro...
Senza far rumore, sia chiaro,
che il rumore non risolve nulla.
Il mio lattaio così discreto
con passo garbato e lieve,
pare che scivoli più che camminare.
Chiaro che qualche rumore
sempre si fa: un passo falso,
un vaso di fiori in mezzo al cammino,
un cane che per principio abbaia,
o un gatto irascibile.
E c’è sempre qualcuno che si desta,
mugugna e torna a dormire.
Ma questo si destò nel panico
(i ladri infestano il quartiere),
e nient’altro volle sapere.
La pistola dal cassetto
gli saltò in mano.
Un ladro? Si prende con uno sparo.
Quei colpi all’alba
liquidarono il mio lattaio.
Se era fidanzato, se era vergine,
se era allegro, se era buono,
non lo so,
è tardi per saperlo.
Ma l’uomo ha perso del tutto
il sonno, e fugge per la via.
Mio Dio, ho ucciso un innocente.
La stessa pallottola che uccide
un furfante serve ora per rubare
la vita del nostro fratello.
Chi vuole chiami un medico,
la polizia non perde tempo
per questo figlio di mio padre.
La proprietà è salva.
La notte comune prosegue,
la mattina tarda ad arrivare,
ma il lattaio
disteso a terra, all’addiaccio,
ha perso la fretta che aveva.
Dalla bottiglia infranta,
sul lastrico già tranquillo
scorre una cosa spessa
che è latte, sangue… non so.
In mezzo a oggetti confusi,
appena sottratti alla notte,
due colori si cercano,
dolcemente si toccano,
amorosamente si fondono,
formando un terzo tono
che noi chiamiamo aurora.
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Anna Devine Homage to The Milkman (2018) |
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