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Vida menor
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Vita minore
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A fuga do real,
ainda mais longe a fuga do feérico,
mais longe de tudo, a fuga de si mesmo,
a fuga da fuga, o exílio
sem água e palavra, a perda
voluntária de amor e memória,
o eco
já não correspondendo ao apelo, e este fundindo-se,
a mão tornando-se enorme e desaparecendo
desfigurada, todos os gestos afinal impossíveis,
senão inúteis,
a desnecessidade do canto, a limpeza
da cor, nem braço a mover-se nem unha crescendo.
Não a morte, contudo.
Mas a vida: captada em sua forma irredutível,
já sem ornato ou comentário melódico,
vida a que aspiramos como paz no cansaço
(não a morte),
vida mínima, essencial; um início; um sono;
menos que terra, sem calor; sem ciência nem ironia;
o que se possa desejar de menos cruel: vida
em que o ar, não respirando, mas me envolva;
nenhum gasto de tecidos; ausência deles;
confusão entre manhã e tarde, já sem dor,
porque o tempo não mais se divide em seções, o tempo
elidido, domado.
Não o morto nem o eterno ou o divino,
apenas o vivo, o pequenino, calado, indiferente
e solitário vivo.
Isso eu procuro.
ainda mais longe a fuga do feérico,
mais longe de tudo, a fuga de si mesmo,
a fuga da fuga, o exílio
sem água e palavra, a perda
voluntária de amor e memória,
o eco
já não correspondendo ao apelo, e este fundindo-se,
a mão tornando-se enorme e desaparecendo
desfigurada, todos os gestos afinal impossíveis,
senão inúteis,
a desnecessidade do canto, a limpeza
da cor, nem braço a mover-se nem unha crescendo.
Não a morte, contudo.
Mas a vida: captada em sua forma irredutível,
já sem ornato ou comentário melódico,
vida a que aspiramos como paz no cansaço
(não a morte),
vida mínima, essencial; um início; um sono;
menos que terra, sem calor; sem ciência nem ironia;
o que se possa desejar de menos cruel: vida
em que o ar, não respirando, mas me envolva;
nenhum gasto de tecidos; ausência deles;
confusão entre manhã e tarde, já sem dor,
porque o tempo não mais se divide em seções, o tempo
elidido, domado.
Não o morto nem o eterno ou o divino,
apenas o vivo, o pequenino, calado, indiferente
e solitário vivo.
Isso eu procuro.
La fuga dalla realtà,
ma più lontano ancora la fuga dal fantastico,
più lontano di tutto, la fuga da se stesso,
la fuga dalla fuga, l'esilio
senz’acqua e senza parola, la perdita
volontaria d’amore e di memoria,
l'eco
che più non coincide col richiamo, e questo che si scioglie,
la mano che diventa enorme e scompare
deformata, tutti i gesti in fondo assurdi,
quando non inutili,
la superfluità del canto, la trasparenza
del colore, non un braccio che si muova né unghia che cresca.
Non la morte, comunque.
Ma la vita: captata nella sua forma inveterata,
già senza più abbellimento o sottofondo melodico,
vita cui agogniamo come requie nell’estenuazione
(non la morte),
vita minima, essenziale; un inizio; un sonno;
meno che terra, senza calore; né scienza o ironia;
ciò che ci si possa augurare di meno crudele: vita
in cui l'aria, non respirata, tuttavia m’avvolga;
nessuno scialo di tessuti; loro assenza;
confusione tra mattina e sera, ormai senza dolore,
poiché il tempo non è più diviso in sezioni; il tempo
soppresso, domato.
Non quel ch’è morto né l'eterno o il divino,
solo ciò che è vivente, il piccolo, tacito, indifferente
e solitario essere vivente.
È questo che cerco.
ma più lontano ancora la fuga dal fantastico,
più lontano di tutto, la fuga da se stesso,
la fuga dalla fuga, l'esilio
senz’acqua e senza parola, la perdita
volontaria d’amore e di memoria,
l'eco
che più non coincide col richiamo, e questo che si scioglie,
la mano che diventa enorme e scompare
deformata, tutti i gesti in fondo assurdi,
quando non inutili,
la superfluità del canto, la trasparenza
del colore, non un braccio che si muova né unghia che cresca.
Non la morte, comunque.
Ma la vita: captata nella sua forma inveterata,
già senza più abbellimento o sottofondo melodico,
vita cui agogniamo come requie nell’estenuazione
(non la morte),
vita minima, essenziale; un inizio; un sonno;
meno che terra, senza calore; né scienza o ironia;
ciò che ci si possa augurare di meno crudele: vita
in cui l'aria, non respirata, tuttavia m’avvolga;
nessuno scialo di tessuti; loro assenza;
confusione tra mattina e sera, ormai senza dolore,
poiché il tempo non è più diviso in sezioni; il tempo
soppresso, domato.
Non quel ch’è morto né l'eterno o il divino,
solo ciò che è vivente, il piccolo, tacito, indifferente
e solitario essere vivente.
È questo che cerco.
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Constantin Brâncuşi La musa addormentata (1913) |
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